Napoli

Il nostro viaggio a Napoli

19 marzo 2012, 1° giorno

La mattina del primo giorno ci siamo dati appuntamento davanti alla scuola; l'orario previsto per la partenza erano le 8, ma a causa di un ritardo del pullman, presumibilmente dovuto al traffico, siamo partiti con circa mezz'ora di ritardo .
Inizialmente eravamo tutti silenziosi; tra i ragazzi c'era chi si era addormentato, chi ascoltava musica, chi organizzava giochi individuali o di gruppo, chi chiacchierava e chi, più riflessivo, guardava fuori dal finestrino, osservando i campi, le fabbriche e le altre macchine e chiedendosi forse cosa producessero le prime e dove stessero andando le seconde.
Dopo un paio d'ore di viaggio abbiamo fatto una sosta in un Autogrill, dove molti ragazzi hanno ripetuto la colazione con un buon cornetto e un cappuccino e si sono rinfrescati.
Quando abbiamo ripreso il viaggio eravamo tutti più svegli e vivaci, quasi nessuno ha più pensato a guardare il panorama, ed il tempo è sembrato passare più velocemente.
Nel programma era prevista, prima di arrivare a Napoli, la visita al Museo Della Scienza di Bagnoli; durante il percorso abbiamo potuto ammirare il mare, una vista che ha suscitato l'allegria di tutti, riportando alla mente l'estate, la spensieratezza, la libertà.
Dopo un faticoso viaggio, alle 12:30, attraversando il quartiere del Vomero, siamo arrivati alla nostra prima tappa, la “Città della scienza”, dove la professoressa Sordi, prima di entrare nel vero e proprio museo, ci ha spiegato le sue origini. Una volta entrati ci ha accolti la nostra guida Maria anticipandoci il percorso didattico e dandoci alcune informazioni sul sito dove sorge la struttura in questione. Fatto ciò la guida ci ha subito illustrato una serie di esperimenti relativi alla pressione dell’aria, ad esempio quello della “pompa da vuoto”, e dell’elettromagnetismo, che hanno suscitato un forte interesse perché, a parte per uno o due casi, non ci aspettavamo i loro risultati. A seguito di queste osservazioni ci siamo imbattuti nel fenomeno del vortice; infatti, Maria ci ha mostrato l’evento della formazione di un uragano in un recipiente cilindrico pieno d’acqua con la sua relativa spiegazione a livello teorico; abbiamo, poi, sperimentato il “Braccio di ferro”.
Da questo momento in poi abbiamo continuato il nostro percorso didattico, senza l’ausilio di Maria, osservando altri interessanti e istruttivi fenomeni fisici; però, passata una mezz’ora, ci siamo presi una pausa durante la quale ci siamo goduti il nostro pranzo al sacco e riposati dalla fatica del cammino. Trascorso questo breve periodo di ricreazione, abbiamo ripreso il nostro percorso con la visione di un breve filmato in 3D riguardante l’eruzione del Vesuvio nell’anno 79 d.C. per poi passare a quella di alcuni video su alcune altre catastrofi naturali avvenute nel passato in diverse località della terra. Successivamente ci siamo dedicati all’osservazione autonoma di un settore del museo dedicato esclusivamente all’alimentazione per poi ritornare a quello dedicato alla fisica.
In questo lasso di tempo siamo stati pienamente presi da sentimenti di euforia e di curiosità in quanto abbiamo avuto l’occasione di apprendere innumerevoli concetti e informazione di carattere scientifico assai interessanti che ci hanno permesso di ampliare il nostro campo del sapere trascorrendo allo stesso tempo un piacevole momento di puro divertimento.
Con questo è terminata la nostra visita istruttiva alla “Città della scienza”; infatti siamo usciti dall’edificio per recarci al nostro pullman che ci attendeva per poi portarci nel nostro hotel di Napoli. Da lì in poi ci siamo spostati a piedi. Passeggiando per Napoli siamo subito rimasti colpiti dal “caos cittadino”che ci circondava: fino a tre persone senza casco su un motorino 50, negozianti abusivi che ci volevano vendere la loro merce, terrazzi invasi di colori vivaci per la presenza di panni appesi alle finestre…

Alle 17 abbiamo raggiunto una piazzetta seguendo la professoressa Sordi il monastero di Santa Chiara dove abbiamo scoperto che l’orario di visita stava per terminare e che quindi dovevamo velocemente prendere i soldi per il biglietto ed entrare.
Appena siamo entrati nel chiostro abbiamo subito avvertito la magia del silenzio e della meditazione. Infatti, lì una volta camminavano i monaci e le monache, rasenti i muri, come segno della loro umiltà, per pensare ed entrare in contatto con Dio.
Ci siamo riuniti per ascoltare la spiegazione della professoressa Sordi che ci ha illustrato le origini, l’architettura e le caratteristiche del Chiostro.
In quel momento ci trovavamo in un Chiostro con pilastri, muretti e sedili completamente maiolicati, raffiguranti scene di vita quotidiana del ‘700 napoletano.
Le pareti dei quattro lati del chiostro sono decorate con affreschi seicenteschi, raffiguranti santi e scene dell’antico testamento.
Il giardino del Chiostro è diviso in quattro parti da due viali ortogonali che abbiamo percorso tra i colori degli aranci e delle siepi del cortile.
Dal chiostro siamo entrati in una stanza, dove è conservato un grande presepe napoletano del ‘700.
Usciti dal chiostro, siamo entrati nella maestosa chiesa di Santa Chiara bombardata nel 1943, quasi completamente distrutta e ricostruita secondo l’originale stile gotico.
Ci hanno colpito particolarmente le grandi vetrate e le venti cappelle che si aprono sui lati.

Successivamente siamo passati per via San Sebastiano, famosa per la presenza dei numerosi negozi di musica (perché situata vicino al Conservatorio) e abbiamo raggiunto il Museo Archeologico Nazionale.. Nonostante ci sia stato un imprevisto causato dall’ assenza della guida, la visita è stata piacevole e interessante, infatti la professoressa Sordi ci ha accompagnato nella vista del museo illustrandoci e spiegandoci le opere proposte dal museo.
Le collezioni presenti nel museo archeologico nazionale sono:
• Collezione Farnese: in cui sono presenti principalmente sculture.
• Collezione Pompeiana: in cui sono presenti oltre alle sculture, affreschi molto belli, vasi di ceramica, gioielli in bronzo e in vetro e argenti.
È stato interessante vedere dal vivo tutte quelle opere che siamo abituati a studiare sui libri.
Infine il pullman ci ha portato all'albergo, dove tutti quanti non vedevamo l'ora di arrivare per riposarci un po'.

20 marzo, giorno 2
Il secondo giorno ci siamo recati fuori città, a Pompei. Usciti dal caos di Napoli, abbiamo raggiunto la nostra destinazione, luogo totalmente turistico, tanto da sembrare quasi finto, privo di quell'aspetto caratteristico napoletano.
Fatta colazione in albergo, alle 10:30, siamo saliti sul pullman. Dopo circa 30 minuti, o poco più, siamo arrivati a Pompei, dove sono conservati importantissimi reperti archeologici che risalgono ai tempi degli antichi romani. Questa particolarità è dovuta ad una eruzione vulcanica risalente al 79 d.C, che ha permesso, grazie alle sue ceneri, la conservazione della vecchia Pompei. Oltre a questo importantissimo accenno storico, all'arrivo la guida ci ha fatto un discorso introduttivo spiegandoci la storia del luogo in cui ci trovavamo e la sua struttura urbanistica. La città di Pompei ha origini antiche, infatti discende da un antico popolo italico, gli Osci. Solo dopo la metà del VII secolo a.C un piccolo accampamento si insediò vicino al Vesuvio e divenne presto caratteristico per la sua posizione strategica di nodo commerciale. Questo fu il motivo principale per cui Pompei fu la casa di culture differenti. Inizialmente venne conquistata dalla colonia greca di Cuma nel V secolo a.C., successivamente dagli Etruschi. Solo nel IV secolo a.C., durante le 'Guerre sannitiche', Pompei entrò in contatto con Roma, con la quale si vide costretta ad accettare la condizione di socia dell'Urbe, conservando comunque autonomia linguistica e istituzionale. Nell'89 a.C. con Silla, Pompei cadde sotto il dominio romano e nonostante il suo territorio fu diviso tra i veterani di guerra, rimase nel benessere e divenne luogo di villeggiatura per alcuni ricchi Romani, compreso Cicerone. Il destino della città mutò prima nel 62 d.C. a causa di un violento terremoto ed infine, nel 79 d.C., come precedentemente detto, per una forte eruzione vulcanica del Vesuvio. Pompei fu una tra le città progettate secondo lo schema urbanistico di Ippodamo da Mileto, che prevedeva un Decumano massimo. Passeggiando proprio sul Decumano massimo abbiamo notato alcune particolarità appartenenti all'urbanistica del tempo. Quelle che più ci hanno colpito sono state "le strisce pedonali", blocchi di pietra messi in fila indiana che facevano da transito ai marciapiedi. I blocchi agli estremi lasciavano uno spazio tra la strada e il marciapiede tanto grande quanto bastava per far passare i carri, il quale passaggio, in alcuni punti era impedito da pali posti appositamente sulla strada. I primi pali che abbiamo notato erano prossimità del foro.  Il foro di Pompei è stato costruito in seguito alla conquista della città da parte dei Romani, nel 80 a.C. La piazza del foro è di dimensione rettangolare e misura 143 m in lunghezza e 38 m in larghezza; la piazza era circondata da un porticato formato da due ordini sovrapposti di colonne, di cui rimane solo una piccola parte. All'estremità nord del foro troviamo il tempio di Apollo; sono stati riportati alla luce anche resti della statua del dio, infatti la testa di esso capeggia al centro del tempio. Lo stile del foro è più vicino a quello greco rispetto a quello romano, infatti si differisce da quello riguardo alla posizione delle statue, delle strade e all'ampiezza della struttura; inoltre originariamente era rivestito di marmo bianco. Spostandoci dalla parte opposta del foro abbiamo osservato nuove strutture caratteristiche come i lupanari, luoghi idonei allo scambio di rapporti sessuali con donne chiamate 'lupe', ossia prostitute, o le terme. All'interno della città di Pompei erano presenti due complessi termali. Quello più antico è quello delle Terme Stabiane, all'interno di esse, in sezioni divise per uomini e donne, erano presenti tutti i servizi tipici delle terme Romane. Sulle pareti di esse possiamo trovare raffigurazioni in stucco caratteristiche del quarto stile pompeiano. Il secondo complesso è quello delle Terme del Foro, risalente all'80 a.C., che seguiva il modello delle Terme Stabiane ma offriva ai clienti servizi a prezzi più vantaggiosi. I nobili, a differenza della plebe che utilizzava queste strutture, erano soliti avere delle terme private nella loro domus, edificio analizzato dalla guida e dalla professoressa Sordi con particolare enfasi, data la presenza di capolavori in tutti gli stili pittorici, dell'applicazione del genio dell'ingegneria romana. Abbiamo potuto pure ripercorrere tuttociò che già sapevamo su di essa, individuando le varie parti che la compongono.
Anche i teatri presenti nella città erano due, il primo risalente all'epoca Sannita. L'anfiteatro di Pompei, invece, fu costruito fra il 70 e l'80 a.C., la cavea era divisa in tre zone, destinate ai diversi ceti sociali. L'anfiteatro era inoltre dotato di una copertura per consentirne l'utilizzo in ogni tipo di condizioni atmosferiche. In tempi recenti l'anfiteatro è stato scelto dai Pink Floyd per un loro concerto registrato nel 1972.
A conclusione della giornata, abbiamo visto forse una delle cose più caratteristiche: i calchi. Infatti, con la decomposizione dei corpi inglobati nella cenere sputata dal Vesuvio durante l'eruzione, si sono creati dei vuoti, che, riempiti di gesso, hanno riportato in vita dei veri e propri antichi romani! La prima qualità che è saltata all'occhio alla maggior parte di noi è stata la loro minutezza, infatti erano molto piccoli come uomini.
La gita è stata veramente molto significativa e grazie al contatto con la realtà romana siamo entrati maggiormente dentro la storia facendo un viaggio irripetibile.

Dopo la visita guidata, abbiamo percorso la via principale di Pompei, zona “commerciale”, per raggiungere il ristorante, dove non avremmo mangiato la specialità della regione, cioè la pizza.
Tornati in città, alcune persone hanno scelto di assaporare la vitalità di un quartiere napoletano, San Lorenzo, dove la percentuale di stranieri era altissima. Abbiamo potuto anche osservare come questo quartiere fosse, purtroppo, decadente; nonostante ciò abbiamo assaggiato dolci tipici, sorseggiato il rinomato caffè napoletano e passeggiato per San Gregorio Armeno, celebre strada degli artigiani del presepe, famosa in tutto il mondo per le innumerevoli botteghe dedicate all’arte presepiale.. Questa è stata un'ottima occasione per riflettere sulle differenze rispetto alla nostra città, Roma, o comunque per renderci conto di quanta varietà culturale ci sia nel nostro Paese: ad esempio, siamo rimasti sorpresi nel vedere come intere famiglie vivessero abusivamente in negozi abbandonati.

La seconda parte della giornata ci ha coinvolti in un'attività serale: infatti, dopo la cena, ci siamo recati (sempre in pullman) sul Vesuvio, per poi fare un'escursione notturna. Il viaggio è stato abbastanza lungo, ma nello stesso tempo emozionante poiché man mano che salivamo su per quella strada stretta e piena di tornanti, si poteva ammirare come ci avvicinavamo alla vista mozzafiato del golfo di Napoli di notte.
Arrivati a destinazione, dopo aver indossato maglioni e sciarpe per proteggerci dal freddo della sera, siamo stati dotati di torce dalle guide, che ci hanno dato alcune informazioni introduttive sul Vesuvio: infatti ci hanno spiegato varie cose riguardanti le eruzioni passate e la possibilità di una nuova eruzione.
Lungo il sentiero che abbiamo percorso, le guide ci hanno segnalato la presenza di alcune “bombe”, ossia di massi scagliati dal vulcano durante un'eruzione, e di pareti rocciose nelle quali erano visibili diverse striature derivanti dalla stratificazione della lava.
Ci siamo poi fermati e radunati in un’area circolare. Qui le guide ci hanno parlato di particolari licheni scoperti proprio sul territorio del Vesuvio (licheni vesuviani) ed abbiamo potuto osservare un minerale tipico di quella zona.
Proseguendo nella scarpinata siamo arrivati a un belvedere dal quale abbiamo avuto la fortuna di ammirare le luci di Napoli.
Terminata l'escursione siamo tornati in albergo.

21 marzo, giorno 3
Dopo una serata faticosa sul Vesuvio, la mattina del 21 marzo ci siamo recati al centro di Napoli, percorrendo il lungomare e ammirando, purtroppo solo dall’esterno, Castel dell’Ovo; abbiamo proseguito a piedi da Via Console Cesario, dove ci ha lasciato il pullman.
La professoressa Sordi ci ha introdotto ciò che avremmo visitato nel corso della giornata.
Abbiamo visitato per prima Piazza del Plebiscito, nel quartiere San Fernando, imbrattata dalle numerose scritte dei sostenitori del Napoli, sulla quale si affacciano vari edifici: il Palazzo Reale, il Palazzo Salerno, il Palazzo della Prefettura e la Basilica di San Francesco di Paola che, per la sua forma circolare, ricorda il Pantheon di Roma.

Ci siamo quindi diretti verso la galleria Umberto. Là le nostre accompagnatrici ci hanno concesso una breve pausa : ci siamo rinfrescati con bel gelato, per poi ricominciare le nostre marce “forzate”. Ricomposte le file, ci siamo diretti a passo svelto verso l’ultimo museo da visitare: la Cappella di San Severo.
Lungo il tragitto abbiamo attraversato piazza Municipio, una delle più grandi d’Europa, via Medina e siamo passati davanti all’Università degli Studi di Napoli Federico II, incontrando anche un corteo di manifestanti.
Ci siamo sorpresi vedendo la lunga coda davanti all’entrata di San Severo e nel frattempo la maggior parte dei compagni si è data all’acquisto di Ray Ban falsi, per la gioia del venditore ambulante che avevamo già incontrato il primo giorno, ma dal quale non avevamo acquistato niente. Finito lo shopping, la professoressa Sordi ci ha fornito qualche notizia su quella piccola cappella del XVII secolo, mentre aspettavamo che si esaurisse la fila di turisti davanti a noi.
All’ingresso, siamo stati subissati da una selva di cartelli che proibivano l’uso di fotocamere e cellulari. Nonostante questo, nessuno ha seguito le indicazioni, perché queste non sono rispettate in nessun museo del mondo, figuriamoci a Napoli. Guardando intorno, ci siamo tuttavia accorti che eravamo circondati da numerosi sorveglianti che ci scrutavano di continuo sospettosamente.
Appena entrati, ci siamo fiondati tutti sulla maggiore attrazione del museo: il Cristo velato, che non a caso era situato al centro della cappella. Il marmo palpitava, trasmetteva la sofferenza del corpo martoriato del Cristo morto, ricoperto da un velo trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua.
La scultura era suggestiva, tanto che non potevamo resistere alla tentazione di scattare foto, infatti Emma non aveva neanche avuto il tempo di tirare fuori il suo cellulare che una sorvegliante l’aveva già rimproverata severamente. Guardando intorno si poteva benissimo vedere quanto fosse grande la ricchezza di quella chiesa: il soffitto mostrava splendidi affreschi, come l’illusione ottica della cupola con le sue fantasiose architetture con figure di angeli  e sui lati della cappella erano presenti tre splendide sculture opera di Giuseppe Sanmartino, ideatore della favolosa scultura del Cristo. La sorveglianza era tanto rigorosa che quando un ragazzo ha cercato di sedersi su un gradino, la stessa indulgente sorvegliante che prima aveva ripreso la ragazza lo ha invitato ad alzarsi. In molti le hanno chiesto il perché di tanta protezione e ci ha spiegato che la cappella è proprietà privata dei discendenti dei Principi di Sansevero, che impediscono qualsiasi azione non autorizzata.
Lasciata la particolare cappella, siamo scesi per delle scale a chiocciola di ferro battuto che si trovavano sulla destra giungendo a una cappella più piccola, che doveva essere il luogo di sepoltura dei membri della famiglia Sansevero. Anche in questa cappella spoglia e incompleta non era permesso di scattare foto: anche qui infatti abbiamo incontrato una sorvegliante, che però non ci ha rimproverato. Le uniche attrazioni della stanza erano le “Macchine anatomiche”, ovvero due scheletri settecenteschi, posti all’interno di teche di vetro, di un uomo e di una donna, che mostravano il loro apparato circolatorio prodigiosamente conservato, con tanto di vene e arterie.

 
Al termine della visita ci siamo recati ad una pizzeria in via dei Tribunali. Qui, finalmente, abbiamo gustato la rinomata pizza napoletana,che, contrariamente alle nostre aspettative, non era a bordo alto come la tradizionale pizza napoletana, ma bassa come quella romana. Diversi ragazzi hanno comprato anche qualche souvenir o un dolce tipico (babà, zeppole, pastiera, sfogliatelle), acquistato nella piccola pasticceria accanto al ristorante, da portare alla propria famiglia.
Le professoresse, prima di partire, ci hanno concesso una ventina di minuti per andare a spasso un’ultima volta nelle tradizionali e chiassose vie napoletane.
Ci siamo quindi recati al pullman e intorno alle 4 abbiamo iniziato il viaggio di ritorno. Con un po’ di nostalgia di Roma, ma anche dispiaciuti per aver già terminato il nostro viaggio, abbiamo affrontato il tragitto con tranquillità, scattando qualche foto, accompagnati dal sottofondo di un film scelto dall’autista. Dopo più di 3 ore di viaggio, senza effettuare soste, siamo arrivati davanti al Morgagni, dove abbiamo recuperato le nostre valigie e ringraziato le professoresse di questa breve ma piacevole esperienza.